giovedì 3 marzo 2011

Il carnevale di Venezia tra storia e folklore

 Le feste e le intemperanze carnevalesche sono nate come espressione del bisogno di un temporaneo scioglimento dagli obblighi e dalle situazioni sociali, lasciando spazio all'inversione dell'ordine, allo scherzo ed anche alla dissolutezza.
Sono molti i luoghi legati al folklore del carnevale ma nessuno può eguagliare la raffinatezza, la sensualità e la magia del
Carnevale di Venezia .
Oggi è una pallida larva di sè, ancora molto suggestivo ma agonizzante in kermesse ed eventi commerciali e turistici, eppure, in passato... un mito.
Già nel medioevo si indossavano
maschere e costumi nascondendo completamente la propria identità ed ogni forma di appartenenza personale a classi sociali, sesso, religione. 
Questo tripudio collettivo in incognito era l’essenza stessa del Carnevale. 

 Ma celare completamente la propria identità sotto un costume  portò inevitabilmente a qualche eccesso. Sfruttando il travestimento non mancarono malintenzionati che ne approfittarono. Infatti, soprattutto durante le ore notturne, mascherandosi e con la complicità del buio, era più facile commettere reati come scippi, ruberie e molestie senza possibilità di essere riconosciuti. Già dal 1339 fu applicato il divieto notturno di circolare in maschera per la città e le autorità introdussero nel tempo altre limitazioni e divieti, nonchè pesantissime sanzioni contro l’utilizzo fraudolento dei travestimenti.
Succedeva, ad esempio, che  uomini travestiti da donne o da religiosi entrassero nelle chiese e nei monasteri  per compiere atti di libidine anche con le suore, senza contare che, sotto gli ampi mantelli, si potevano nascondere comodamente armi per minacciare. Per questo motivo, 
nel 1458 si proibì  l’ingresso in maschera nei luoghi sacri.
Con la diffusione delle case da gioco si verificarono episodi di giocatori d’azzardo che sfuggirono ai creditori grazie al travestimento. Nel 1703 fu quindi proibito entrare mascherati nelle sale da gioco.



Cortigiana, prostituta

Anche le prostitute, al tempo stesso contrastate e tollerate, a volte persino incentivate, riuscivano facilmente a confondersi con le maschere ed esercitare la loro professione aggirando le regole imposte dalla Serenissima per prevenire il contagio da malattie veneree. Fu quindi vietata la prostituzione in maschera e la pena per chi trasgrediva era severa: il bando dal territorio per quattro anni e la fustigazione pubblica lungo il tragitto da Piazza S. Marco a Rialto.
Dopo la caduta della Serenissima (1797) si arrivò alla proibizione definitiva dei mascheramenti, ad eccezione di quelli durante le feste private nei palazzi e del Ballo della Cavalchina al Teatro la Fenice. La conseguenza fu il declino dello spirito che aveva animato per secoli questo storico Carnevale  che, oggi, è soprattutto un evento turistico, benchè ancora legato alle maschere della tradizione veneziana e non ai discutibili carri allegorici che caratterizzano altre feste di carnevale...



 Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia
chi vuol esser lieto sia, di doman non v'è certezza...

Lorenzo il Magnifico

 

1 commento:

  1. ti passo un link sul carro Rexpubblica di Viareggio 2011
    http://www.lacrisi2009.com/2011/02/rexpubblica-un-carro-di-viareggio-2011.html

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